Arte Terapia con Donne Immigrate

Open Studio di Arte Terapia con Donne Immigrate – Introduzione al lavoro di Tesi

“I COLORI DEL MONDO”

Open Studio di Arte Terapia con Donne Immigrate

A cura di Silvia Meneghello – Arte Terapeuta

“I colori parlano tutte le lingue”
Jospeph Addison

Può l’arte terapia essere impiegata in contesti multiculturali? Con che modalità? E quali risultati si possono ottenere? È possibile delineare una metodologia di arte terapia interculturale, replicabile in ambiti analoghi?

A queste domande si è cercato di rispondere con un lavoro di tesi che si propone l’obiettivo di verificare l’efficacia e l’opportunità di un intervento di arte terapia in un contesto di disagio connesso allo status di donne immigrate e con difficoltà di integrazione linguistica e sociale, nonchè di valutare quali modalità operative si rivelino più appropriate.

 Open Studio Arte Terapia Donne Immigrate

Immagini Open Studio Arte Terapia Donne Immigrate

Presupposto di partenza è che l’arte terapia in ambito plurilinguistico e multiculturale possa offrire un mezzo espressivo e un’opportunità di evoluzione verso un maggior benessere emotivo e psichico delle pazienti destinatarie dell’intervento.

Questo in virtù dello specifico strumento al centro della comunicazione paziente-terapeuta, peculiare di questa modalità terapeutica, ossia l’immagine realizzata dal paziente attraverso l’utilizzo libero e spontaneo di materiali artistici, che integra o sostituisce la comunicazione verbale, difficile o impossibile in questa cornice operativa.

Il percorso sperimentale di open studio di arte terapia con donne immigrate è stato analizzato in relazione ai fondamenti teorici e metodologici specifici dell’arte terapia, con particolare riferimento ai preziosi contributi di Paola Caboara Luzzatto, Mimma Della Cagnoletta e Cathy Malchiodi. Si è inoltre ritenuto fondamentale integrare la descrizione dell’intervento con nozioni di tipo antropologico, culturale e religioso, e con approfondimenti sull’etnopsichiatria e nello specifico sul pensiero di Georges Devereux e Tobie Nathan come presentati da Piero Coppo e Gabriele Profita. Questo con l’obiettivo di inquadrare il tipo di approccio adottato e la filosofia alla base dell’intero percorso, ma anche di fornire elementi utili a comprendere le dinamiche incontrate.

Tale percorso di arte terapia con donne immigrate viene presentato quindi come un processo fatto di successivi aggiustamenti ed adeguamenti metodologici, che ha portato a delineare una modalità di intervento di arte terapia efficace in un contesto caratterizzato da forte eterogeneità, dinamismo e variabilità, tali da richiedere particolare flessibilità operativa, all’interno però di una struttura metodologica chiara e definita.

L’analisi dei risultati osservati è di tipo qualitativo ed ha portato alle conclusioni esposte dettagliatamente nel capitolo finale, che si possono sintetizzare nel riconoscimento del setting di arte terapia come luogo di espressività libera e protetta, come ambiente accogliente e non giudicante in cui è possibile dar forma anche a contenuti emotivi profondi e dolorosi, trovare benessere nel qui ed ora, sperimentare nutrienti dinamiche di gruppo e interculturali. Nel tempo si è rilevata inoltre una emancipazione delle pazienti, nonché una loro maggiore apertura ed autoaffermazione.

Come afferma Cathy A. Malchiodi “Il processo creativo e quello terapeutico offrono l’occasione di esplorare e sperimentare nuove idee e nuovi modi di essere. Entrambi sono atti di innovazione, improvvisazione, trasformazione”.

 

Nel percorso di Arte Terapia con Donne Immigrate descritto le pazienti hanno potuto sperimentare e sperimentarsi in attività per quasi tutte sconosciute, scoprendosi in grado di utilizzare materiali nuovi per realizzare oggetti artistici unici e preziosi, contattando risorse che non sapevano di avere, andando oltre i loro limiti, esplorando possibilità di se stesse che non avevano avuto modo di conoscere in precedenza, in un clima di accettazione incondizionata per quello che realizzavano e quindi per quello che erano, e sono.
Tutto ciò è prezioso per chiunque, ma ancor più per donne che per origini, cultura, biografia non avevano mai avuto la possibilità di vivere questo tipo di esperienze.

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